I maestri d’ascia in cattedra
Gli ultimi artigiani del borgo dei Malavoglia “professori” per un giorno al Monastero dei Benedettini
Alfio Russo – fonte unict magazine
Tradizione, cultura, mestieri. Ma non solo. Dietro ai mastri d’ascia del borgo dei Malavoglia, la famiglia Rodolico, ci sono storie e aneddoti da raccontare, di vite vissute trascorse insieme a legni di diverso tipo che per decenni hanno preso forma. Anzi hanno “nuova” vita dopo essere stati tagliati con le seghe e piallati col chianozzo, bullonati e verniciati trasformandosi in pescherecci o sardare a remi di tutte le dimensioni.
E per un giorno i componenti della famiglia Rodolico – Salvatore Martino Rodolico con i figli Gianni e Nuccio – sono stati i docenti degli studenti dei corsi di laurea in Beni culturali e in Scienze e lingue per la comunicazione del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania.
In un’affollata aula 106 al Monastero dei Benedettini hanno raccontato il loro mestiere che di padre in figlio si tramanda da ben cinque generazioni e che nel 2020 ha permesso a Salvatore, 86 anni, di cui 65 in cantiere, di essere riconosciuto Tesoro umano vivente della Sicilia e inserito nel Libro apposito del Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana con la dicitura “Salvatore Martino Rodolico, maestro d’ascia di Acitrezza”.
«Una giornata che non dimenticheremo mai, bellissima, densa e carica di emozioni. Quel che ricorderò con molto piacere di oggi sono i visi interessati degli studenti presenti in aula che ascoltavano con attenzione i nostri racconti», ha spiegato a fine incontro Nuccio Rodolico.
In precedenza, insieme con il padre e il fratello, si era soffermato sul mestiere di mastro d’ascia, una professione antica, nobile, ormai destinata a scomparire del tutto visto che le imbarcazioni realizzate negli ultimi decenni hanno preso nuove forme con l’avvento dei materiali di ultima generazione.
Un’iniziativa che, non a caso, ha preso spunto dalla presentazione del libro Gli ultimi maestri d’ascia di Acitrezza di Clemente Cipresso, giornalista, scrittore e perfusionista dell’Università di Catania.
«Il romanzo – ha tenuto a precisare l’autore – tratta non solo la storia della famiglia Rodolico, ma di un’intera comunità. Il Cantiere è un luogo fatto di sudore, passione e competenza dove qualsiasi cosa deve essere raccontata necessariamente, affinché la bellezza di quest’arte possa essere tramandata ai giovani. Solo così il passato si potrà legare al futuro».
E proprio su questo aspetto si è soffermato il prof. Salvatore Cannizzaro, organizzatore dell’incontro, moderato da Valeria Barbagallo.
«La valorizzazione degli antichi mestieri, ma anche di tesori umani e materiali, spesso nascosti, è il cuore dell’incontro. Salvatore Rodolico è un tesoro umano vivente così come tutte le sue creazioni», ha spiegato il prof. Cannizzaro.
«Da geografo culturale, e quindi da docente che si occupa di valorizzazione di beni materiali e immateriali del nostro patrimonio, non posso che sostenere che Salvatore Rodolico rappresenti a pieno titolo un tesoro umano vivente oltre che icona di Aci Trezza e aggiungerei anche leggenda del territorio così come Ulisse e Polifemo o Aci e Galatea – ha aggiunto -. È parte della storia di Aci Trezza, rappresentanza vivente di cinque generazioni di mastri d’ascia, che si ricollega ad altre eredità molto importanti per la Sicilia come le barche a remi o ai pescherecci che arrivavano fino in Grecia e in Tunisia per la pesca del pesce spada. Storie raccontate dal Verga ne I Malavoglia e poi ripresi ne La terra trema di Luchino Visconti».
«Il libro di Clemente Cipresso riprende le storie degli ultimi mastri d’ascia, tra aneddoti e vicende, belle e meno belle, di Aci Trezza di una famiglia, quella dei Rodolico, che rappresenta le tradizioni e la cultura dell’artigianato locale oltre dei saperi tecnici di un mestiere che purtroppo rischia di scomparire», ha aggiunto.
Modellini di sardare nel Cantiere Rodolico
«Occorre valorizzare questi tesori, un autentico scrigno della Sicilia che deve essere tutelato, promosso e fatto conoscere a tutti per una fruizione a 360 gradi anche perché il cantiere Rodolico, nel cuore di Aci Trezza, rappresenta ormai da anni un autentico museo. Uno dei tanti luoghi di Aci Trezza aperto a tutti che crea nuove opportunità di turismo culturale e sviluppo socio-economico per il territorio», ha tenuto a precisare il prof. Salvatore Cannizzaro.
E proprio Salvatore Rodolico, in chiusura dell’incontro, ha invitato le studentesse e gli studenti presenti a visitare il cantiere, una struttura in legno con vista sull’Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi.
Un invito accolto da un lungo applauso dai giovani che ha illuminato il volto, segnato dalle fatiche del tempo, dell’anziano mastro d’ascia. «È stata una grande emozione vedere tutti questi giovani ascoltare la mia storia», ha detto a fine incontro Salvatore Rodolico, stretto tra i figli Nuccio e Gianni, negli insoliti panni di accademici nell’ateneo catanese.