Gli aragonesi di Sicilia
Dalla fine del XIII secolo fino all’età dei Viceré, il castello fu testimone della lunga lotta che contrappose gli aragonesi di Sicilia agli angioini di Napoli. Federico III d’Aragona, re dì Sicilia, tolse il fondo di Aci ed il relativo castello ai vescovi di Catania e lo concesse all’ammiraglio Ruggero di Lauria come premio per le sue imprese militari. Quando però quest’ultimo passò dalla parte degli angioini, il re fece espugnare il castello (1297) entro il quale si erano asserragliati i ribelli. Per riuscire nell’impresa il re fece costruire una torre mobile, dì legno, chiamata “cicogna” (essa era alta quanto la rupe lavica ed aveva un ponte alla sommità per rendere agevole l’accesso al castello).
Nel 1320, su concessione ancora di Federico III, il possedimento di Aci andò a Blasco d’Alagona ed in seguito al figlio Artale. Nel 1354, durante un assalto del maresciallo Acciaioli, inviato in Sicilia per ordine di Ludovico d’Angiò, il castello fu espugnato e devastato il territorio di Aci. Artale in breve tempo organizzò una flotta, usci dal porto di Catania e vinse gli angioini in una dura battaglia navale condotta nel tratto di mare tra Ognina ed il castello. In seguito a questa battaglia, passata alla storia come “lo scacco di Ognina”, il castello fu liberato. Nel 1396 il castello, allora in possesso di Artale II d’Alagona, fu nuovamente espugnato da Martino il Giovane (nipote di Pietro lV, re d’Aragona), il quale era sbarcato in Sicilia dopo aver contratto matrimonio nel 1391 con la regina Maria, unica figlia di Federico lV ed ultima erede al trono aragonese di Sicilia.
Martino, approfittando dell’assenza di Artale II, riuscì nell’impresa dopo aver guastato il sistema di approvvigionamento idrico del castello, mentre l’Alagona, che aveva fatto di Aci e di Catania l’epicentro della sua accanita resistenza contro la presenza di Martino in Sicilia, raggiunto frettolosamente il suo possedimento non poté far altro che constatare la propria sconfitta e la perdita del castello, ormai dato alle fiamme. Spesso d’estate il Comune di Acicastello ripropone la rappresentazione di tale avvenimento storico, che per la sua suggestività richiama grande afflusso di pubblico.
Martino fece del castello la sua stabile dimora insieme a Bianca di Navarra divenuta sua sposa nel 1402 dopo la morte della prima moglie, la regina Maria. In questo periodo il castello conobbe un breve periodo di splendore in cui furono organizzate feste e lussuosi ricevimenti. Alla morte di re Martino, Bianca, nominata vicaria di Sicilia da Martino II succeduto a Martino il giovane, lasciò il castello a Ferdinando il Giusto di Castiglia, nuovo Re di Sicilia (1412).